La Fondazione

La Storia

La Fondazione nasce come ente morale nel 1943, a seguito delle volontà testamentarie del conte Nicolò Piccolomini della Triana, attore e tenente pilota, scomparso a Napoli nel 1943, a 28 anni, nel corso della seconda guerra mondiale. Nicolò Piccolomini lascia alla nascitura fondazione parte dei beni immobili ereditati dalla madre, Anna Menotti in Piccolomini.

Con D.P.R. 31/7/1956 la Fondazione viene sottoposta alla disciplina della legge 17/7/1890, la cosiddetta legge Crispi, e viene inserita tra le Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (IPAB) . Tale inserimento avviene nonostante la sua costituzione, la caratterizzazione ispirativa e i connotati organizzativi abbiano poca attinenza con il “pubblico”. In assenza di finanziamento pubblico ordinario, la Fondazione amministra, in sostanziale autonomia, il patrimonio ereditato.

In seguito alla trasformazione in Ipab, la gestione commissariale approva il primo statuto organico dell’ente adeguandolo alla disciplina di cui alla legge 6872/1890.

Nel 1957 s’insedia il primo Consiglio di amministrazione. Nel 1995 lo statuto organico viene così modificato:

  • a) all’art.1 viene aggiunto allo scopo originario dell’ente, quello cioè del ricovero degli artisti drammatici, un ulteriore scopo consistente in “elargizioni ad artisti drammatici indigenti”;
  • b) all’art.12 vengono sostituiti gli organi di nomina dei Consiglieri (la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Prefetto di Roma sono sostituiti dalla Regione Lazio).

Dall’ottobre 2005 al maggio del 2009, la Regione Lazio commissaria l’ente e, dal 2006 al 2009, sigla con esso una convenzione per l’utilizzo, a scopi istituzionali, della Villa di via Aurelia antica 164.

Nel maggio del 2009, a seguito della mobilitazione nazionale degli artisti teatrali, riuniti nel Comitato Gianpiero Bianchi per la Fondazione Piccolomini, mobilitazione culminata nell’occupazione della Villa di via Aurelia antica, la Regione Lazio pone fine alla gestione commissariale e nomina un nuovo Consiglio di amministrazione.

La natura giuridica della Fondazione Piccolomini, così come quella di altre ex Ipab di alcune regioni italiane (quelle in cui non è stata ancora approvata la nuova normativa di riordino), risulta ancora oggi controversa per la convivenza di elementi pubblicistici e privatistici. A fronte del potere di nomina pubblico, infatti, la Fondazione  resta totalmente autofinanziata, indipendente e autonoma nella propria attività. Gli interventi legislativi e le pronunce di illegittimità costituzionale dell’articolo 1 della cosiddetta legge Crispi, hanno dato luogo a numerose successive pronunce della giurisprudenza in ordine alla distinzione tra ex Ipab pubbliche ed ex Ipab di natura privata. Fino all’abrogazione, nel 2000, della cosiddetta legge Crispi. La Fondazione Nicolò Piccolomini, così come le altre Istituzioni esistenti nel Lazio, potrà vedere risolta la propria “ibrida” natura giuridica solo con l’approvazione della nuova legge regionale di riordino.

L’attuale proposta di legge della Regione Lazio (n°122/2014) prevede infatti che le attuali Ipab esistenti nel territorio regionale, possano, a seconda delle loro peculiarità, trasformarsi in Aziende Pubbliche di Servizio alla Persona (APSP) oppure in enti di diritto privato (fondazioni o associazioni). Un ringraziamento all’avv. Marianna Sozzo per la consulenza legislativa.

LA VITA DI NICOLÒ E LA NASCITA DELLA FONDAZIONE

Nicolò Piccolomini nasce a Roma, il 20 dicembre 1913, da Anna Menotti e Silvio Piccolomini. Lei è figlia di Carlo Menotti, imprenditore e costruttore romano, lui è il quindicesimo conte della Triana, discendente della famiglia di Pienza che ebbe tra i più illustri esponenti Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II.

Le nozze del 1905 tra il conte Silvio e la brillante borghese Anna, già damigella della regina Margherita di Savoia, non durano molto e Anna viaggerà spesso lontano dal palazzo di Pienza.

Quando il capitano Silvio parte per il fronte, nel 1915, viene costantemente informato della salute del piccolo Nicolò che cresce allevato dalla balia e dalla tata inglese Charlotte Elisabeth Warnefort. L’istitutrice ha anche il compito di conservare tutte le lettere che il padre scrive al figlioletto. Le leggerà in seguito e si formerà ai doveri di sedicesimo conte della Triana.

Nicolò trascorre la sua prima infanzia a Pienza, circondato dai suoi giochi e dai suoi animali (un ciuchino bianco, un agnellino, un coniglietto, un cavallino). E’ spesso in compagnia dei cuginetti Myriam e Alberto, figli della zia materna Maria Menotti Blanc. E’ un bambino vivace, allegro, sensibile, dai modi dolci e gentile, doti che manterrà nel corso di tutta la sua breve vita. Anna, di ritorno dai suoi viaggi, irrompe spesso nella vita di Nicolò e delle sue tate con il suo new system education.

Dal 1916 Nicolò passa sempre più tempo a Roma con la madre e l’istitutrice francese; trascorre le sue giornate tra il Pincio, Villa Borghese e il Palatino, tra i reperti archeologici che il suo padrino Giacomo Boni gli fa conoscere e amare.

Dopo la separazione consensuale tra i genitori, nel 1920, Anna si trasferisce definitivamente a Roma. Nicolò trascorre sei mesi con il padre e sei mesi con la madre e con la governante tedesca. Grazie alle istitutrici e ai frequenti viaggi all’estero con Anna, impara bene inglese, francese e tedesco.

Compie gli studi privatamente con diversi illustri tutori. Nel 1932 Anna muore dopo una lunga malattia. Viene sepolta nel sepolcreto di Pienza di cui lei stessa aveva curato il progetto e l’esecuzione.

Nicolò entra in possesso dei beni che lei aveva ereditato dal padre, Carlo Menotti. Tra questi la Villa Floridi di via Aurelia antica con la secentesca Casa del Sole, che Anna stessa aveva ampliato (l’attuale sala Sergio Tofano) e che aveva fornito di un porticato, della casa del custode e delle lavanderie.

Nel 1934 Nicolò si diploma al liceo Giulio Cesare di Roma e si iscrive alla facoltà di agraria presso l’Università di Pisa. Nel 1935, raggiunta la maggiore età, decide di vivere nella Casa del Sole, anche se il suo domicilio fiscale sarà in via Flaminia 338.

In quell’anno si iscrive alla Regia Accademia d’Arte Drammatica, diretta da Silvio D’Amico. Il padre non approva e non approverà mai questa scelta. All’opposizione paterna però fa da contraltare il sostegno di Guido Chigi Saracini, amico di famiglia. Nel 1936 prende il brevetto come pilota civile.

Nel 1938, nel giardino di Boboli a Firenze, in occasione del Maggio musicale fiorentino, recita in una parte non protagonistica nell’As you like it di W.Shakespeare, regia di Jaques Copeau. Si diploma quindi all’Accademia e fonda, con l’amico e compagno di corso Alessandro Brissoni, la compagnia teatrale Il Carro dell’Orsa Minore.

Il 26 e 27 agosto del 1939, ad Asolo, il Carro dell’Orsa Minore presenta “Il bosco di Lob” (Dear Brutus) commedia in tre atti di James Matthew Barrie (l’autore di Peter Pan), tra gli interpreti Antonio Crast.

Nicolò non recita nello spettacolo, ma lo produce. La regia è dell’amico Alessandro Brissoni, così come le scene e i costumi, le musiche di Armando Renzi, l’allestimento scenico di Riccardo Aragno. Lo spettacolo ha un bel successo di pubblico e di critica e avrebbe dovuto essere ripreso, nella stagione successiva, al teatro Quirino di Roma.

L’incombere della II guerra mondiale smorza però l’attività della giovane compagnia. Nel settembre-ottobre del 1939 Nicolò sarà all’aeroporto di Alghero per le esercitazioni militari.

Nell’aprile del 1940, al teatro delle Arti di Roma, debutta nella regia con “Il gioco del barone”, storia musicata in tre episodi di Valentino Bucchi, ventiquattrenne musicista e critico musicale alla Nazione. La scenografia è dell’inseparabile Brissoni, la direzione orchestrale del M° Ayala. Il mese successivo viene richiamato alle armi e chiede di essere destinato a attività operative. Il 20 gennaio del 1942 il tenente pilota Piccolomini decolla, con altri quattro avieri, dall’aeroporto di Capodichino di Napoli per una spedizione aerea.

Il velivolo esplode pochi minuti dopo per cause non accertate. Non si salva nessuno. Nicolò aveva compiuto ventotto anni un mese prima. Viene sepolto nel sepolcreto di Pienza, accanto all’adorata madre. Lascia parte dei beni materni alla Regia Accademia d’Arte Drammatica, pregando Silvio D’Amico di procedere alla fondazione di una casa di riposo intitolata a sua madre. Nel 1943 nasce la Fondazione Nicolò Piccolomini per l’Accademia d’Arte Drammatica, ma Silvio D’Amico combatterà per anni per riuscire a far rispettare le ultime volontà del suo giovane ex allievo. Il conte padre, infatti, tenta in tutti i modi di evitare che la Villa e i terreni circostanti vadano agli attori anziani e indigenti.

Tenta di convincere D’Amico, tra l’altro, a vendere le proprietà di Nicolò a un presunto marchese Rivelli, che si rivelerà essere un agente dell’Ovra. Allo stesso Rivelli, Silvio Piccolomini vende, per 15 milioni di lire, il diritto di rivendicare la quota legittima dell’eredità del figlio. Solo nel 1964 la Fondazione entrerà in possesso dei beni. Nel palazzo dei Piccolomini, a Pienza, c’è attualmente un’unica traccia di Nicolò: nel salone delle armi, al primo piano, è esposta la sua sciabola con l’epigrafe “ Tenente pilota Nicolò Piccolomini caduto per la patria 20-1-42 XX”.

Dopo la sua morte, scrive il suo amico e co-impresario Alessandro Brissoni:

Soltanto dopo la tua morte, conte Nicolò Piccolomini della Triana, ho conosciuto interamente il tuo nome. Da noi ti facevi semplicemente chiamare Nicolò, anzi Nico, nascondendo con questa tua costante modestia, per non metterci in soggezione, ed evitare così qualsiasi lontananza da noi, l’origine millenaria della tua stirpe, l’entità dei tuoi possessi, principescamente donati agli artisti vecchi e poveri del teatro”.

A cura di Benedetta Buccellato

 

 

Bibliografia

  • Carla Benocci, Villa Piccolomini Una residenza di campagna alle porte del Vaticano, Edindustria 2005
  • Teresa Viziano, Silvio D’Amico & Co., Bulzoni 2005
  • Testo della mostra “Il conte Silvio. L’ultimo Piccolomini nella città di Pio II” Pienza, Palazzo Piccolomini 14/4/2013-3/11/2013

Le foto di Nicolò Piccolomini sono state gentilmente fornite dalla Società di Esecutori di Pie Disposizioni di Siena.